di Franca Roncarolo*

Le elezioni europee sono state a lungo considerate elezioni di rilievo secondario o, meglio, di “second’ordine”, secondo una formula coniata nel 1980, all’indomani della prima tornata elettorale. Da qualche anno, tuttavia, le cose stanno cambiando.

Già nel 2014, l’attenzione collettiva era stata sollecitata dai toni accesi delle critiche mosse all’Europa dagli emergenti partiti populisti. E se allora la scoperta della montante onda antieuropeista era avvenuta in un quadro di limitata visibilità giornalistica, a cinque anni di distanza si riscontra un sensibile orientamento a conferire maggior rilievo alla prossima scadenza elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo. Lo documenta una ricerca condotta presso l’Università di Torino e dedicata a indagare l’andamento nel tempo della copertura riservata alle elezioni europee dall’informazione stampata e televisiva in Italia.

Il raffronto fra i dati rilevati nel 2014 e nell’attuale campagna elettorale ci dicono infatti due cose. In primo luogo, che l’attenzione all’Europa sta crescendo. E, in secondo luogo, che il sistema dei media italiani opera come tendenziale moderatore della diffusa negatività nei confronti dell’Europa. Entrambi gli elementi appaiono rilevanti e per certi aspetti in controtendenza.

I quotidiani e i notiziari televisivi stanno infatti conferendo al tema dell’Europa maggior visibilità proprio in un clima internazionale più critico, e a fronte del venir meno di quel “consenso permissivo” che aveva a lungo garantito il sostegno diffuso del sistema politico italiano e dell’opinione pubblica nazionale.

Se nel 2014, durante l’intera campagna elettorale, appena il 20% degli articoli e dei servizi monitorati presentava almeno un riferimento all’Europa, nel 2019 – in soli 15 giorni – il dato sale al 28%. Ed è facile immaginare che il volume dell’attenzione giornalistica sia destinato a crescere, via via che si avvicina il momento del voto. Al contrario, è difficile dire in che misura, alla base di questa accresciuta visibilità dell’Europa, ci sia il fatto che il sistema dei media registra il moltiplicarsi delle voci ostili, amplificate dall’inasprirsi del tono della protesta; e quanto pesi, invece, la progressiva consapevolezza del carattere insieme rilevante, dal punto di vista politico ed economico, ma tutt’altro che scontato, del processo d’integrazione.

L’analisi dei dati sul tono dell’informazione dedicata all’Europa ci fornisce però a questo proposito un’utile indicazione.

In un quadro complessivo che vede crescere la tendenza del giornalismo italiano a usare toni negativi e a incorniciare le notizie enfatizzandone gli aspetti più critici, l’informazione sull’Europa sembra guidata da una logica almeno in parte diversa. Se cinque anni fa, più o meno una notizia su quattro era riconducibile all’ambito della negatività – e ciò era sostanzialmente indifferente alla presenza o meno di un riferimento all’Europa – oggi il quadro appare più complesso.

Certo, l’incidenza delle notizie negative sull’Europa è sensibilmente salita, raggiungendo il 36%. Ma il raffronto con l’assai più significativa presenza (47%) di articoli e servizi dedicati a temi di politica interna – o comunque non riferiti all’Europa – che presentano un frame sfavorevole ci dice che nei confronti della causa europea vi è una certa tendenza a smorzare la criticità.

Questo approccio ispirato alla cautela è confermato dal maggior numero di prodotti giornalistici in cui le voci critiche sono bilanciate da interventi favorevoli che si registra quando, a vario titolo, si parla del processo d’integrazione europeo.

È inutile dire che questi dati nascondono differenze significative fra le diverse testate giornalistiche. In tutte, però, la tendenza è confermata. Nel caso del Giornale, ad esempio, l’incidenza delle notizie dal tono negativo sull’Europa cresce passando dal 45% del 2014 al 55% attuale, ma la negatività relativa alla politica in senso lato balza dal 50 al 72%.

VISIBILITÀ E TONO GENERALE DELL’INFORMAZIONE SULL’EUROPA**
  CAMPAGNA ELETTORALE ELEZIONI EUROPEE 2014 7 APRILE – 26 MAGGIO PRE-CAMPAGNA ELETTORALE ELEZIONI EUROPEE 2019 7 APRILE – 28 APRILE
  ARTICOLI DI PRIMA PAGINA E SERVIZI TELEVISIVI CON RIFERIMENTI ALL’UNIONE EUROPEA ASSENZA DI RIFERIMENTI ALL’UNIONE EUROPEA ARTICOLI E SERVIZI CON RIFERIMENTI ALL’UNIONE EUROPEA ASSENZA DI RIFERIMENTI ALL’UNIONE EUROPEA
Frame negativo 23% 26% 36% 47%
Frame positivo 7% 4% 5% 3%
Frame bilanciato 21% 21% 20% 13%
Frame neutrale 48% 49% 39% 37%
N. 619 2425 399 1050
Incidenza 20% 80% 28% 73%

** Le testate analizzate sia nel 2014 che nel 2019 sono state il Corriere della Sera, la Repubblica, La Stampa, Il Giornale, TG1, TG3, TG5, Tg La 7. Nel monitoraggio attualmente in corso al campione sono stati inoltre aggiunti il Fatto Quotidiano e il TG2. In entrambe le indagini è stato analizzato il contenuto di tutte le notizie politiche in prima pagina, seguite nelle pagine interne.

In breve, si può dire che, nel generale scivolamento del sistema informativo italiano verso un modello di giornalismo ancor più negativo e sbilanciato del passato, l’informazione sull’Europa sembri godere di una sorta di attenzione protettiva che almeno in parte smorza l’onda sfavorevole.

Quello che i dati lasciano intravvedere è tuttavia un argine assai fragile. Il fatto che a quarant’anni dalla prima tornata elettorale la campagna per rinnovare il Parlamento europeo abbia cessato di essere una scadenza del tutto irrilevante è soprattutto effetto della crisi di un progetto che ha smesso di appassionare molti. E per quanto la cautela adottata in Italia dal sistema dei media mainstream rappresenti un apprezzabile elemento di moderazione del dibattito, la scarsità delle notizie in positivo sull’Europa – che negli ultimi cinque anni si sono ulteriormente contratte, passando dal 7 al 5% – non aiuta certo a costruire le premesse per un più solido consenso.

* Franca Roncarolo è professore di Scienza politica all’Università di Torino

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